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Guardiamoli con occhi diversi (6° Incontro) – L’atleta e il talento.

Gli articoli pubblicati nella sezione pedagogia 2.0 (e presenti nella homepage) trattano del tema della crescita personale attraverso le bellissime storie di atleti di risonanza internazionale. La pedagogia incontra lo sport nella sua accezione migliore, quando questi è misura di crescita nella vita e nella professione, è racconto di percorsi straordinari verso la realizzazione dei propri talenti. I messaggi educativi sono molti e li vedremo insieme.

Parlando con professionisti diversi emergono considerazioni simili: un atleta conosce le proprie qualità, investe su di sé, migliora sé stesso. “Arete” nel significato migliore del termine. Non stiamo parlando delle Olimpiadi della Grecia Antica, ma dall’antico un principio emerge. Non si tratta di sconfiggere l’avversario ma di migliorare se stessi, di fare la corsa su di sé facendo affidamento sulle proprie qualità. Non un eroe tragico, al contrario persona alla ricerca della pienezza di sé e della propria realizzazione.

L’atleta si è approcciato allo sport a volte in età pre-scolare con attività propedeutiche. Ha giocato, attraverso il gioco è entrato in contatto con i materiali palla, campo da gioco, canestro, porte, pista d’atletica, tatami, bicicletta, acqua. Nella fase iniziale la libertà d’espressione è massima, gli animatori del loro gioco (allenatori) tendono a non inibire, (un’applicazione del metodo Montessori) la curiosità e la scoperta sono le prime cose da soddisfare, il campo da gioco è uno spazio nel quale tutto avviene. Questo consente ai bambini di lasciare emergere le proprie competenze naturali, le qualità cristalline, sulle quali si andrà ad investire nel tempo (secondo momento). Animatori, insegnanti, educatori somministrano poche regole d’accesso, rispettare il campo da gioco, rispettare gli orari (fine ed inizio gioco) rispettare i compagni. Tuttavia la preparazione di una lezione non è lasciata al caso, al gioco libero si accosta attività strutturata con il rispetto di un principio pedagogico facilitare l’espressione delle proprie qualità. Stiamo descrivendo un approccio propedeutico, rispettoso dell’ambiente, inclusivo, caratterizzato dalla libertà di accesso in virtù delle proprie risorse naturali. Sono le qualità naturali ad orientare, sulle quali andiamo a costruire nel tempo competenze ritagliate sulla persona (giocatore, studente). Competenze al servizio delle proprie risorse naturali (ripetiamo). Accanto al rispetto delle proprie qualità, si lavora sui fondamentali della disciplina, palleggio, tiro, passaggio, bracciata, pedalata, postura, come avviene a scuola. Si tratta delle abilità di base. Riconoscere e saper utilizzare i fondamenti della lettura, della produzione scritta e orale, la comprensione. Nello sport sovente si parla di letture, letture tattiche, saper leggere e comprendere situazioni. L’apprendimento a scuola non è dissimile, si tratta di processi cognitivi molto simili. E’ pur sempre apprendimento.

A riguardo, emerge un aspetto importante, la disciplina attiva (Montessori) di apertura al possibile. Un inserimento alla ricerca del piacere, della scoperta, e dell’innamoramento. L’innamoramento è determinante, nutre la motivazione, è investimento emotivo, se questo non avviene possiamo provare un altro sport, o perseguire altri interessi, c’è sempre qualcosa che piace.

Questa modalità ha effetti positivi enormi. Oggi aspiranti allenatori dei piccolissimi seguono corsi approfonditi di neuro-psicomotricità e neuroscienze, questo consente a coloro che praticano sport di avere una consapevolezza maggiore del proprio corpo, hanno una percezione migliore dell’ambiente, conoscono il rispetto, e questi effetti agiscono a lungo termine e soprattutto contribuiscono alla crescita del sistema cognitivo.

Razionalizziamo. Non si tratta di purismo, di costruire una società perfetta, al contrario di sostenere la crescita personale (della persona), consentire loro di entrare in contatto con le proprie qualità, in modo da potersi costruire nel tempo opportunità di realizzazione, realizzare i propri progetti, qualunque essi siano.

Riflettiamo sui progetti. Possiamo ambire a carriere lavorative, a diventare genitori, scavare pozzi in Africa, ad avere uno stipendio sicuro, a girare il mondo, a trascorrere il nostro tempo libero sulla veranda, qualunque cosa. Non è importante, deve essere importante per noi. In questa dimensione saremo in grado di imparare una lingua straniera per realizzare i nostri progetti, nonostante la nostra avversione. E’ vero attraverseremo gioie e dispiaceri, realizzazioni e delusioni, non importa. Bisogna cercare, tentare e tendere. Ricordiamo sono sempre processi. A partire dal campo e dal sudore. Tornano in mente le parole di Steve Jobs “..se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi, come capita per le faccende di cuore saprete di averlo trovato non appena ce l’avrete davanti..”. Proviamo a farlo, potremmo restare sorpresi da come le nostre vite possano trasformarsi, anche in parte, a volte le colline sono migliori delle grandi vette.

L’eccellenza sono le grandi vette, sempre. L’eccellenza di sé è qualsiasi cosa migliori il nostro essere unici e autentici. Lo spazio del campo da gioco descrive bene questo processo, ardore desiderio passione ed amore se non muovono tutto muovono molto, possono essere a disposizione di bambini e adolescenti in tenera età, nelle forme del gioco, nelle forme della scoperta e della conoscenza di sé. E questo è possibile sul campo da gioco come nelle nostre classi.

Federico Lattanzi

 

Commenti ( 10 )

  1. Rispondi
    Silvana Paraninfi says:

    Trovo molto interessante questo accostamento, l’apprendimento non è un processo che riguarda solo la scuola.. E’ affascinante l’idea dell’insegnante-allenatore e soprattutto del lavoro alla ricerca delle qualità uniche, dei talenti di bambini e ragazzi. Complimenti!

    • Rispondi
      Federico Lattanzi says:

      Ciao Silvana! Grazie dei complimenti, Hai colto un aspetto importante la relazione allenatore-giocatore molto simile a quella docente-studente, relazione finalizzata alla crescita personale attraverso la scoperta dei talenti. Grazie ancora delle tue parole, preziose! A presto!

  2. Rispondi
    Patrizia malizia says:

    Non sono mestierante..però penso che il campo gioco che impari ad usare, da bambino, da ragazzo, lo rifletti nella tua vita di adulto..

    • Rispondi
      Federico Lattanzi says:

      Ciao Patrizia, interessante riflessione.. l’accostamento campo da gioco-classe-ambiente di lavoro e molto altro è uno dei messaggi di questo articolo Le modalità attraverso le quali apprendiamo, come viene strutturato l’ambiente d’apprendimento e soprattutto la stimolazione delle nostre risorse e competenze naturali credo faccia la differenza. Si tratta dei nostri talenti. Grazie! Grazie per la tua opinione.. A presto!

  3. Rispondi
    Roberto Passamonti says:

    Credo che l’attività fisica fatta da piccoli sia uno degli elementi più importanti dello sviluppo neurofisiologico. Quando si parla di attività sportive ci sono elementi che si danno per scontati ma non so cosa possono produrre. Ci sono regole nello sport che vanno rispettare (si accettano senza discussione).. Quello che normalmente è fondamentale nelle attività sportive più diffuse è che l’obbiettivo è arrivare primi. Gli altri diventano “nemici”. Un conto sono le intenzioni più nobili di alcuni, altro è la realtà più diffusa. Un saluto. Roberto

    • Rispondi
      Federico Lattanzi says:

      Ciao Roberto, di solito le palestre delle nostre scuole sono considerate luoghi di serie B rispetto agli apprendimenti, salvo poi scoprire da esperti in materia quanto lo sport contribuisca allo sviluppo del sistema cognitivo, e in generale lavori positivamentela capacità di adeguarsi ai contesti. Le tue parole colgono un aspetto determinante riguardo la crescita dei giovani. Il nostro sistema educativo, fatte le dovute eccezioni, risponde alla logica della competizione, come dici tu è importante essere i primi, essere migliori dell’altro. In questo modo ci si dimentica di essere se stessi e realizzarsi secondo i propri talenti, diventando autentici.. autori di sé e della propria vita.. Grazie per questa preziosa riflessione! Un saluto a te, a presto!

  4. Rispondi
    Anonimo says:

    Molto bello questo articolo! Lo sport può insegnare l’educazione la responsabilità. Saluti Silvana

    • Rispondi
      Federico Lattanzi says:

      Ciao Silvana hai commentato senza scrivere il tuo nome.. Grazie della premura di aver scritto di nuovo! Saluti, a presto!

  5. Rispondi
    Silvana says:

    Molto bello questo articolo! Lo sport può insegnare l’educazione la responsabilità. Saluti Silvana

    • Rispondi
      Federico Lattanzi says:

      Grazie Silvana! È proprio come dici, lo sport è molto utile, sostiene nella conoscenza di sé e nella crescita personale.. Grazie ancora, a presto!

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