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Guardiamoli con occhi diversi (9° Incontro) – Fabio Aru l’umiltà e il coraggio.

Non ricordo bene quale tappa fosse, ero comodamente seduto sul divano di casa, guardavo il tour, una giornata sfortunata. Fabio si staccava in salita perdendo secondi preziosi. Era secondo in classifica generale a un passo, a meno di un passo dalla vetta (e nel ciclismo le vette sono importanti). Taglia il traguardo, viso stravolto dalla fatica, Andrea De Luca – giornalista Rai Sport – va sulle sue tracce e gli chiede Fabio cosa è successo oggi e lui semplicemente “cosa è successo..ho perso”. Ho perso. Ho riflettuto a lungo su questa affermazione, voce ferma consapevole, tenera e morbida come ogni vera determinazione. Ripensavo alla frase ed ascoltavo la voce, questo ragazzo ha perso ma il suo cuore è immenso riesce ad accogliere la sconfitta in questo modo. Vittorie e sconfitte sono ingredienti dei nostri processi di crescita, è vero, tuttavia restano parole. Vedere questo principio concretizzato nel comportamento di Fabio Aru, ascoltare le sue parole trasforma tutto in realtà.

Di fabio Aru non sorprende solo questa immensa forza interiore, stiamo parlando di un giovane ciclista vincitore di una Vuelta di Spagna, piazzamenti sul podio al Giro di Italia, tra i primi dieci all’ultima edizione del Tour de France (quinto), campione d’Italia 2017, il tutto a soli 27 anni. E aggiungiamo team poco competitivo all’ultima Grande Boucle. Di Fabio Aru sorprende la capacità di valutare le proprie prestazioni, di riuscire a farlo in poche frasi, perché la verità richiede poche parole. Una delle caratteristiche della verità di Fabio Aru è l’umiltà. Essere umile significa riconoscere qualcosa di più grande di noi (un avversario, una giornata no, una foratura, un calo di forma). In questi momenti la resa sembra essere la risposta migliore. Non si tratta dell’arrendersi, al contrario di arrendevolezza, la qualità nella resa. Questa qualità consente di andare oltre l’evento più velocemente e tornare a concentrarsi sul proprio progetto. Poche volte riusciamo a riconoscere questo processo interiore e a completarlo. Tuttavia quando questo avviene succede qualcosa di sorprendente, nonostante qualcosa di più grande questa condizione dell’essere accresce le nostre qualità (la mente gioisce delle vittorie si dispera nelle sconfitte, l’anima cerca solo momenti di crescita). Il nostro potere (nel senso del poter fare) si espande nonostante la contrazione momentanea (una sconfitta). A volte per sferrare un colpo bisogna fare un passo indietro.

Come dire ci vuole coraggio ad essere umili. L’umiltà è associata al coraggio, si completa con il coraggio. Sono molte le sfumature che mettono in connessione le diverse virtù, ora le stiamo trattando separatamente, stiamo razionalizzando tuttavia manteniamo una visione d’insieme. Difficilmente dimostriamo coraggio senza avere l’umiltà di riconoscere l’ambiente intorno a noi, le persone che lo abitano, le loro qualità. Difficilmente riusciremmo a leggere le situazioni a comprendere quando prendere la parola quando ascoltare, a misurare i nostri interventi, a decidere in corsa quando è il momento di tentare uno scatto. Questa contraddizione, apparente, è affascinante. Nella nostra società il coraggio è accostato alla spavalderia (all’essere sconsiderati), ovvero al rischio senza considerare le conseguenze. Riflettiamo su come il coraggio per esprimersi nella pienezza di sé abbia bisogno del suo complementare, la paura. Ora siamo di fronte ad un’altra contraddizione, la persona coraggiosa non ha paura. Al contrario incontriamo il coraggio quando iniziamo a prendere contatto con le nostre paure, quando iniziamo ad esplorare la nostra parte vulnerabile. Essere con le nostre paure è un’esperienza sorprendente, consente di farle emergere, riconoscerle, restare lì e lasciarle andare. Facile a dirsi, difficile a farsi. E’ un comportamento al quale non siamo abituati. Trattiamo le emozioni come un problema di matematica, attiviamo conoscenze e competenze, andiamo a cercare nella nostra memoria situazioni simili vissute in passato, in sostanza attiviamo tutte le nostre funzioni cognitive, trattiamo una condizione dell’essere come una questione del fare. L’obiettivo è combatterle e sconfiggerle. Questo finisce solo per accrescerne l’impatto sulle nostre giornate. Paura ed altre emozioni sono spesso nuvole passeggere, molte volte è sufficiente osservarle. Meno facciamo e prima si dissiperanno. E prima torneremo in sella, con buona serenità, dopo una brutta giornata. Come dire ci vuole coraggio!

Commenti ( 5 )

  1. Rispondi
    Anonimo says:

    Interessante articolo sul coraggio che viene alimentato dall’umilta’ e dalla paura. A volte il coraggio si confonde con l’eroe che compie gesti eclatanti, ma più spesso Il coraggio di Noi uomini comuni avviene attraverso gesti semplici come andare al lavoro tutte le mattine in un posto che si detesta. Mettersi in macchina di mattina nelle nostre città intasate dal traffico e con i mezzi pubblici a singhiozzo non è un gesto di coraggio?

    • Rispondi
      Federico Lattanzi says:

      Buongiorno! Grazie d’aver scritto, sono d’accordo con te l’eroe non è colui che compie gesti eclatanti, l’efficacia dei gesti si misura nella realtà quotidiana.. Finire nel traffico tutti i giorni o fare un lavoro che non piace richiede molta volontà.. Bisogna considerare le condizioni di necessità di ognuno, la propria condizione familiare.. Tuttavia perseverare perché si hanno motivi importanti per farlo richiede coraggio. Grazie per la tua riflessione, di aver contribuito, i gesti quotidiani sono spesso poco considerati, e spesso sono i più importanti. Continua a scrivere, e scusami per l’attesa! Grazie ancora, un saluto a presto!

  2. Rispondi
    Silvana says:

    Interessante affrontare il tema della paura e del coraggio dal punto di vista di uno sportivo professionista, rende questa dimensione più reale e anche più superabile.. Grazie! Molto utile.

    • Rispondi
      Federico Lattanzi says:

      Ciao Silvana! Hai colto un aspetto importante, il fatto che la vita di uno sportivo professionista in questo caso di risonanza internazionale, possa costituire un modello.. Quando coltiviamo i nostri interessi le difficoltà sono più reali e quindi più superabile. Grazie d’aver scritto! Saluti! A presto

  3. Rispondi
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