Parliamo di Stephen Curry straordinario campione della nba (National Basket Association) Steph è un esempio in campo tangibile e godibile ogni sera dal pubblico dell’Oracle Arena palazzo dei Golden State Worriors (franchigia nba). Mirabile agli occhi, è armonia in movimento, gesto atletico sublime. Parliamo di pallacanestro, della migliore pallacanestro esistente. E’ spettacolo, puro spettacolo. Di solito di fronte all’aggettivo spettacolare storciamo il naso, noi dall’altra parte del laghetto (parafrasando Guido Bagatta) dall’altra parte dell’oceano facciamo fatica a fidarci di questo termine, come dire se è spettacolare sarà solo intrattenimento. Steph Curry è l’eccezione, la migliore eccezione tra le tante esistenti. Lo sport stesso è un’eccezione, molto utile a spiegare cosa è un talento (e come si allena) cosa è la motivazione, cosa è il sacrificio, quel sacrificio dinamico flessibile cercato. E’ pedagogia in movimento, pienezza espressiva, completezza e concretezza dei diversi processi di apprendimento. E’ umile, l’obiettivo è migliorarsi non essere il migliore (ovvero diventare il giocatore che esiste già dentro di noi), è sana competizione ogni giocatore conosce il proprio potenziale, lo vive sul campo, lo avverte e lo persegue. E’ legato all’amore, alla passione. E’ sudore. Soddisfazione di strizzare la maglia rientrando negli spogliatoi, aprire la doccia appoggiarsi al muro con il gomito e godere dell’acqua calda. Vittoria e sconfitta, gioia e dispiacere, e ancora frustrazione. Gioco di squadra, relazioni con i compagni. Le parole chiave sono tante. Torniamo alla nostra parola apprendimento. Quando parliamo di apprendimento, associamo l’intelligenza al QI (Quoziente Intellettivo), valutiamo l’accesso all’intelligenza, gli strumenti a disposizione, la zona di sviluppo prossimale. Prestiamo attenzione al risultato delle prestazioni, alla nostra capacità di rispondere al dovere (confondiamo responsabilità e dovere e nel frattempo nessuno ci educa ad essere responsabili dei nostri talenti). In sostanza localizziamo le nostre abilità e competenze nella zona cerebrale. Dimentichiamo divertimento motivazione passione e soprattutto azione muscoli articolazioni nervi (cosa avviene nel nostro corpo quando si attivano i neurotrasmettitori) tutto questo lo sport lo ricorda. Dimentichiamo come gli apprendimenti avvengano in tutti gli ambiti della nostra vita e in ogni luogo (e momento). Dimentichiamo come cultura sia ogni cosa (e non solo letteratura o scienza).
Torniamo a Steph (invito ognuno a visionare qualche video) dove la meraviglia risiede nell’armonia degli opposti, meglio nella loro azione reciproca. Steph è definizione esistente di alternanza tra pensiero convergente e pensiero divergente due processi cognitivi difficilmente presenti insieme. Parlarne e interessante, vederlo agire in classe dagli studenti è molto interessante, ma vederlo in azione è meraviglioso. Steph conosce i fondamentali della materia tiro, passaggio, arresto, utilizzo del piede perno, li conosce molto bene (è andato a scuola!). Ha generalizzato tali abilità costruendo competenze palleggia correndo, tira in corsa, da fermo, passa la palla saltando, mentre corre, mette in ritmo i compagni. Questo descrive il saper fare o meglio il saper stare in campo e anche questo lo sa fare molto bene. Eppure vedendolo giocare restiamo d’incanto. Avviene qualcosa, e non è magia sarebbe troppo semplice. E’ qualcosa di diverso e (avendolo visto) suscita una domanda.. e ora cosa farà? E dopo averla soddisfatta un’altra domanda, stavolta retorica.. ma cosa ha fatto?! (stavolta parafrasando Flavio Tranquillo) Steph riesce a dimenticare (o superare) abilità e competenze e ad essere quì e ora palla in mano. Riesce a pensare e a realizzare diverse azioni contestualmente e in questo diverge dal pensiero tradizionale procedurale, legge la difesa velocemente, meglio all’istante di conseguenza non compie scelte constata ed agisce, la distanza tra pensiero e azione è infinitesimale. Scegliere richiederebbe troppo tempo si adegua (mostrando capacità di adeguarsi all’ambiente, al contesto) esce dagli schemi introducendo variabili risolutive (problem solving) tuttavia diverge quando serve altrimenti si prende il suo “tradizionale” tiro e i suoi mai tradizionali applausi (come dire cerchiamo di fare sempre la cosa semplice, pensiero divergente e pensiero convergente sono complementari, utili entrambi). Chiariamo meglio, quando ai nostri studenti chiediamo di applicare delle regole (formule) di seguire delle procedure, quando in sostanza chiediamo soluzioni loro attivano conoscenze vanno a pescare nel “cosa abbiamo imparato, cosa abbiamo in memoria”, in sostanza stiamo dando loro una direzione, stiamo chiedendo loro di fare la cosa giusta, di eseguire, utilizzando abilità e competenze acquisite. Questo è un aspetto importante la nostra società richiede questa capacità, tuttavia teniamo in considerazione come divergere significhi sostenere il pensiero libero, l’indipendenza delle scelte, significhi facilitare processi desueti, in un regime di responsabilità. In questo assetto è l’assenza di giudizio a costruire responsabilità e cura nei confronti del proprio lavoro (studio). Per responsabilità intendiamo conoscere le motivazioni delle proprie scelte, saperle spiegare, presentare, sapersi muovere all’interno dei propri processi, imparare a riconoscerli. In questa modalità lo studente non deve mettere (contenuti) al contrario deve tirare fuori qualità, risorse (educere, nell’accezione latina). Proviamo a mettere in campo un progetto di cooperative learning potremmo restare positivamente sorpresi. Quando chiediamo loro di misurarsi “attivano processi” “costruiscono percorsi” e non sappiamo cosa faranno, devono tentare (avendo come strumenti abilità e competenze acquisite), in questo caso stanno cercando una direzione. Si misurano (familiarizzano) con l’errore, meglio l’errore serve l’assist (restando in tema) entriamo così nel terreno della perfettibilità mollando il perfezionismo, non esiste l’azione giusta, diventiamo autentici, quella è la nostra risposta attivata dal nostro processo di apprendimento di fronte alla quale qualcuno potrà esclamare ma cosa ha fatto?!
Steph ha cambiato la pallacanestro, prima di lui esisteva uno standard una sorta di giocatore a “sviluppo tipico” della pallacanestro, fisicamente prestante discretamente alto la quale intelligenza cestistica era sostenuta dal fisico, lui sta riscrivendo le regole o meglio le sta cancellando. E’ completamente affidato al proprio talento. Semplicità di esecuzione, i movimenti avvengono senza sforzo, non entra in conflitto con l’avversario, fluisce via come l’acqua, aggirando gli ostacoli, infiltrandosi nelle fessure. Danza, danza con l’avversario, lasciandosi condurre dai movimenti difensivi , i quali contrariamente, vorrebbero interromperla quella danza. Straordinario, l’avversario diventa un partner funzionale all’espressione del proprio talento. Una rivoluzione! Non serve il conflitto per affermarsi, è sufficiente il talento.
A riguardo, è portatore di un messaggio nuovo, abbiate fiducia nel vostro talento e lui sarà generoso con voi. Non cercate di essere quello che non siete, non ascoltate coloro che vi dicono che non andate bene soltanto perche il vostro funzionamento è diverso (pensiamo ai disturbi specifici dell’apprendimento). E’ portatore di un’intelligenza nuova rispetto alla quale i processi cognitivi confluiscono nell’espressione dei propri talenti. Il suo fisico è funzionale al suo talento e questi si esprime cristallino (sembra di raccontare l’ICF attraverso lo sport), migliaia di ragazzini in tutto il mondo in questo momento sono su un campo da pallacanestro e pensano c’è posto anche per me. Alla ricerca del personale punto di inserimento (ritorna il principio fondamentale dell’ICF, inserirsi lungo il continum abilità-disabilità) Ovviamente la migliore lega di pallacanestro al mondo non ha posto per tutti, ma tutti possono cogliere l’opportunità. Steph Curry e l’inclusività. E l’inclusività vera si realizza in assenza di competizione. Steph è immerso nel proprio talento, e allora la competizione diventa sana, migliora se stessi. Quando viene promossa l’autenticità, l’eccellenza di sé, quando vengono coltivati i propri interessi la motivazione all’apprendimento cresce. E’ investito il nostro profondo, impariamo per noi stessi e non per qualcun altro. Steph ha fiducia. Quando si ha fiducia è possibile realizzare ogni cosa, o meglio molte cose.
Quando siamo veramente autentici impariamo il valore del compromesso, il valore dell’andare incontro. Diventiamo flessibili, acquisiamo la capacità di accettare quello che non possiamo cambiare della nostra società, del nostro lavoro, dei nostri insegnanti e, allo stesso tempo siamo in grado di proporre con il nostro talento cose nuove. Sappiamo stare nel conosciuto e tentare l’ignoto. Senza sforzo, come Steph.
Commenti ( 12 )
Fabrizio says:
3 Ottobre 2017 at 14:34Lettura interessante con dovizia di particolari. Ottimo lavoro.
Federico Lattanzi says:
28 Settembre 2018 at 14:42Grazie Fabrizio! Mi fa piacere che tu abbia trovato l’articolo interessante! A presto
Matteo says:
8 Maggio 2018 at 21:12Complimenti, è un’analisi incredibile! Un’ interessantissimo punto di vista sulle qualità sportive e non di uno dei migliori giocatori dei nostri tempi. Mi è piaciuto in particolare il paragone sport-pedagogia.
Federico Lattanzi says:
28 Settembre 2018 at 14:41Grazie Matteo! Grazie delle belle parole. La pedagogia la incontriamo in ogni processo di crescita, nelle nostre classi e nelle palestre. E credo che possiamo imparare molto dallo sport in termini di crescita e realizzazione. Grazie ancora Matteo!
cassano francesco says:
23 Marzo 2022 at 17:59complimenti professore
Anonimo says:
23 Marzo 2022 at 18:15Ciao Francesco, grazie di aver letto l’articolo! Sei uno sportivo ambizioso e un giovane adolescente innamorato della vita. Coltiva i tuoi sogni e realizzarli.. Potrei scrivere un articolo su di te un giorno! Sarebbe un grande onore!
Fabrizio lattanzi says:
13 Dicembre 2018 at 16:22Ho riletto l’articolo semplicemente meraviglioso. Dovresti farlo capire agli studenti di oggi, visto che pensano di sapere tutto con strafottenza. Ciao fede
Federico Lattanzi says:
15 Dicembre 2018 at 19:26Ciao Fabrizio, grazie! Oggi essere un insegnante e condividere progetti di crescita con i propri studenti non è facile sempre, la strafottenza come dici tu è un atteggiamento che ostacola tale progettualita`. La maleducazione va sempre fermata, tuttavia a volte bisogna tentare di comprenderne l’origine restando aperti e qui si aprirebbe un altro discorso.. Il talento aiuta noi insegnanti e i ragazzi strafottenti ad esprimersi, pero` seguendo la tua allusione, che condivido, al talento deve seguire il lavoro e il sacrificio.. Grazie ancora! Un saluto a presto.
Luca says:
24 Dicembre 2018 at 20:54Bravissimo Federico, hai argomentato con estrema profondità e delicatezza e dettagliata cura il personaggio Steph; poteva essere scontato e facile raccontare il giocatore/uomo Steph visto la caratura del personaggio ma non lo era affatto, anzi. Complimenti ancora e continua così, hai una penna eccellente.
Federico Lattanzi says:
26 Dicembre 2018 at 12:43Grazie Luca! Steph Curry è un personaggio straordinario e giocatore meraviglioso. E`portatore di un messaggio nuovo “abbi fiducia nel tuo talento e lui sarà generoso con te”.. Lo trovo un modello di crescita personale e professionale, considera che ha frequentato una scuola montessoriana.. Non sara` un caso! Grazie d’aver contribuito con la tua opinione.. A presto!
Silvana says:
3 Marzo 2019 at 11:21Intenso e completo Questo articolo complimenti! Accostare le competenze acquisite nelle palestre con quelle acquisibili a scuola è interessante. Hai itilizzato molti dettagli e lo hai scritto bene. I nuovo complimenti!
Federico Lattanzi says:
6 Marzo 2019 at 17:30Grazie Silvana! Grazie delle belle parole. Credo molto in questo accostamento, credo sia vero ed utile. Coltivare lo sport, e tutti gli interessi in generale aiutano lo sviluppo dei nostri adolescenti, in generale delle nostre vite. Grazie ancora, saluti e a presto!